sabato 5 gennaio 2008

Qualcuno rassicuri Kaka': piacere a gay non vuol dire essere gay



Sarà per quel suo destro pennellato, quel dribbling devastante; o forse per via di quei suoi lineamenti femminei, muliebri: occhi languidi e labbra carnose incastonate in un mento volitivo. Sarà per questo che Ricardo Izecson dos Santos Leite, meglio noto come Kaká, piace tanto ai gay. O almeno ne è convinta la redazione di G-magazine, il mensile gay brasiliano che ha annunciato la pubblicazione di un gustoso reportage fotografico. Protagonista un sosia del centravanti rossonero, un giovane modello sudamericano che ha posato come Dio l'ha fatto: nudo e venusto come un bronzo di Riace.

Ma lui, il campione del mondo e d'Europa, il pallone d'oro e Fifa world player in carica, di queste cose da checche non ne vuol proprio sentir parlare. E' un ragazzotto per bene, lui, ed è un devoto cristiano serio e pudico. Per questo ha mobilitato il suo stuolo di avvocati che hanno già pronte le scartoffie per la querela .

Eppoi, è noto, il campione rossonero è un fedele seguace della Chiesa Pentecostale Renacer em Cristo, una sorta di setta religiosa che ultimamente è finita nei guai per uno strano giro di soldi. Alcuni dei quali proprio di Kakà, visto che il nostro versa loro il 5% delle proprie entrate – quella dozzina di milioni di euro a stagione che tanto avvicinano alla gioia divina.

E dire che negli stessi giorni in cui Kakà minacciava querela Ambra Angiolini, l'ex lolita show-girl di "Non è la Rai" - quella che girava con l'auricolare nell'orecchio ripetendo a pappagallo i cinici suggerimenti di Gianni Boncompagni - ecco, quell'Ambra lì mostrava tutta la propria gioia nell'apprendere la notizia di essere proprio lei la più amata dalle lesbiche italiane. Chi sia l'autore di queste strane classifiche non è dato sapere, e forse la gran parte delle lesbiche non sa neanche chi sia Ambra. Ma tra una punizione, un dribbling e un pallonetto, almeno in questa storia la vera campionessa è risultata lei. Chissà che anche Kakà non abbia bisogno di un bell'auricolare nelle orecchie, di una voce saggia che ogni tanto gli ricordi che lui è un campione e un modello per migliaia di persone, etero o omo che siano. Di qualcuno che lo rassicuri (il giovane ne ha tanto bisogno) che piacere ai gay non significa essere gay. E un primo suggerimento arriva proprio da un suo collega, David Beckam: "Io un'icona gay? Sono molto onorato". Uno a zero, palla al centro.
D.V.

1 commento:

Anonimo ha detto...

oooh...